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Martina Sardo (Università di Palermo) 1. Da anni ormai, gli Stati dell’oceano Pacifico, più di altri, sperimentano gli effetti negativi del cambiamento climatico, e dell’innalzamento del livello del mare in particolare. I recenti studi scientifici lasciano pochi dubbi sulle conseguenze devastanti che – nel breve e lungo termine – l’innalzamento dei

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diritto internazionale pubblico

La XXVII Conferenza delle Parti (COP27) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico(UNFCCC) si è svolta a Sharm el-Sheik fra l’8 e il 20 novembre 2022. La Conferenza, pur nell’attuale intricato contesto internazionale, è riuscita a trovare un primo compromesso sull’istituzione di un fondo per il loss and damage. Il presente post intende innanzitutto chiarire i contenuti di tale accordo, inquadrando l’approdo della COP27 nell’evoluzione del dibattito su questo terzo pilastro (insieme a mitigation e adaptation) dell’azione per il clima, evidenziando in secondo luogo le incertezze che ancora avvolgono la concreta attuazione del nuovo strumento. Infine, il fondo verrà inquadrato quale applicazione del principio delle responsabilità comuni ma differenziate, introducendo alcuni spunti critici di riflessione.

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Gabriele Asta (Università Ca’ Foscari di Venezia) 1. Con la lettera inviata lo scorso 12 dicembre al Cancelliere del Tribunale internazionale per il diritto del mare dai due co-presidenti della Commissione dei piccoli Stati insulari in materia di cambiamento climatico e diritto internazionale (COSIS), a seguito di una decisione adottata

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Il 1° giugno 2017 il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la denuncia dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico (per una primo esame dell’Accordo, v. Romanin Jacur), poiché esso provocherebbe la perdita di posti di lavoro e un rallentamento della crescita e della produzione statunitensi, a vantaggio delle economie straniere. Com’è noto, si tratta del più recente strumento internazionale vincolante di tutela del clima, adottato il 12 dicembre 2015 dalla XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico ed entrato in vigore il 4 novembre 2016. Gli Stati Uniti avevano ratificato l’Accordo il 3 settembre 2016. Nel breve commento che segue, si leggeranno la dichiarazione statunitense e le relative reazioni internazionali alla luce del dettato e dell’effettiva portata dell’Accordo di Parigi. Come si vedrà, l’oggetto del discorso presidenziale è stato duplice: esso risiede non solo nel recesso dall’Accordo di Parigi, ma anche nella cessazione immediata del suo adempimento. La dichiarazione degli Stati Uniti assume allora un ampio significato, che sembra confermare la persistente preminenza di certi interessi economici sull’esigenza di un’efficace azione internazionale di contrasto al cambiamento climatico.

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