corte internazionale di giustizia

Bisogna davvero essere pazienti con il diritto internazionale? Considerazioni attorno a «Broken – A Palestinian Journey through international law»
Marco Pertile (Università di Trento) Questo pezzo è la versione approfondita e rivista di un intervento che ho fatto il 30 novembre 2020 in occasione dell’incontro inaugurale del Gruppo di interesse «Cinema e diritto internazionale» della Società italiana di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione europea. La versione qui pubblicata

Cineforum non conveniens: quale diritto internazionale cercare nel cinema e quale no
Lorenzo Gradoni, Max Planck Institute Luxembourg for Procedural Law Ho letto questo testo il 30 novembre 2020 in occasione dell’incontro inaugurale del gruppo di interesse «Cinema e diritto internazionale» della Società italiana di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione europea. La versione qui pubblicata ripristina alcuni brani tagliati, conserva nei

Sezioni Unite, sentenza n. 20442 del 2020: il «contrappunto fugato» della sent. 238/2014 Corte cost.
Chiara Venturini (Università di Roma “Tor Vergata”) In data 7 luglio 2020 la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 20442 (depositata il 28 settembre 2020), sembrerebbe aver aggiunto una nuova voce al cantus firmus giurisprudenziale che non riconosce l’immunità degli Stati stranieri dalla giurisdizione dello Stato del foro per

A margine dei recenti atti di riconoscimento di Israele: spunti di riflessione sulla responsabilità internazionale per violazione dell’obbligo di non riconoscimento e sulla sua giustiziabilità
Agnese Vitale (Università di Firenze) Con l’annuncio da parte degli Emirati Arabi Uniti (EAU) e poi del Bahrain di voler ristabilire normali relazioni diplomatiche con Israele, sale a quattro il numero di paesi arabi ad aver riconosciuto lo Stato ebraico (Egitto nel 1979, Giordania nel 1994), e altri paesi arabi

Genocidio dei Rohingya? Sulle misure cautelari della Corte internazionale di giustizia nel caso Gambia c. Myanmar
Il 23 gennaio 2020 la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha adottato un’ordinanza in risposta alla richiesta di misure provvisorie presentata dal Gambia l’11 novembre 2019 nel quadro del contenzioso che lo oppone a Myanmar, accusato di violare la Convenzione del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. Con il ricorso, fondato sui (presunti) illeciti commessi nello Stato di Rakhine dall’esercito di Myanmar (noto come Tatmadaw) e da vari gruppi armati (supportati, sostenuti o quanto meno tollerati dallo Stato) contro il gruppo etnico musulmano dei Rohingya, il Gambia ha chiesto l’accertamento della violazione degli articoli I, III, IV, V e VI della Convenzione suddetta e la conseguente condanna di Myanmar alla cessazione dell’illecito, alla punizione dei colpevoli, alla riparazione dei danni nei confronti delle vittime e alla prestazione di adeguate garanzie di non ripetizione.
L’ordinanza, adottata all’unanimità (con due opinioni separate, l’una della Vice-Presidente Xue e l’altra del giudice Cançado Trindade) contiene spunti interessanti, che probabilmente incideranno sulla prosecuzione del giudizio.
In questo breve scritto esamineremo la questione tanto sotto il profilo sostanziale, quanto sotto quello procedurale.
La questione dell’Arcipelago Chagos all’esame della Corte Internazionale di Giustizia
Il 22 giugno 2017 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione A/RES/71/292 contenente la richiesta alla Corte internazionale di giustizia (CIG) di un parere concernente: a) la legittimità dell’avvenuto processo di decolonizzazione con il riconoscimento dell’indipendenza di Mauritius dal Regno Unito successivamente alla separazione dal territorio di Mauritius dell’Arcipelago delle isole Chagos e b) le conseguenze della perdurante amministrazione delle isole Chagos da parte britannica che impedisce a Mauritius il reinsediamento nell’Arcipelago dei suoi cittadini di origine chagossiana.
Iran e Stati Uniti di nuovo davanti alla Corte
Il 15 giugno 2016, la Repubblica Islamica dell’Iran ha presentato un ricorso contro gli Stati Uniti d’America presso la Corte Internazionale di Giustizia, accusando lo Stato americano di aver violato alcune disposizioni del Trattato di Amicizia stipulato fra i due paesi nel 1955 regolante i rapporti diplomatici, le relazioni economiche e i diritti consolari. Il ricorso dell’Iran alla Corte di Giustizia costituisce la risposta all’adozione, da parte degli Stati Uniti d’America, di provvedimenti di natura legislativa ed esecutiva volti al congelamento e al sequestro di fondi detenuti negli Stati Uniti e appartenenti alla Banca Markazi, la Banca Centrale Iraniana.
Un sostanziale pareggio: le misure cautelari nel caso Enrica Lexie
Massimo Lando, University of Cambridge L’ordinanza sulle misure cautelari nel caso Enrica Lexie (sul quale il precedente post di Irini Papanicolopulu) vince la palma come ordinanza più controversa nella storia del Tribunale internazionale del diritto del mare (ITLOS o il Tribunale). Il Tribunale non è mai stato così diviso nel
Mens rea e responsabilità dello Stato per illecito di genocidio (ancora sulla sentenza della Corte internazionale di giustizia)
Giulia Landi, Università di Firenze Il 3 febbraio 2015 la Corte internazionale di giustizia (CIG) si è pronunciata sulla controversia tra Croazia e Serbia circa l’applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (v. la sentenza). Il procedimento era stato riferito alla CIG dalla Croazia,
Responsabilità dello Stato e dell’individuo per crimine di genocidio: persistenti incertezze nella giurisprudenza della Corte internazionale di giustizia
Beatrice I. Bonafè è professore associato di diritto internazionale all’Università Sapienza di Roma Con la sentenza resa il 3 febbraio 2015 nel caso dell’applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (Croazia c. Serbia) la Corte internazionale di giustizia ha rigettato la domanda principale della